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Striscione sulla gradinata del Genoa, indagini della Digos. Preziosi: "Non ho paura"
21 Gennaio 2016 - letto 2494 volte

La Digos di Genova sta indagando per identificare gli ultrà incappucciati che domenica durante la partita fra Genoa e Palermo hanno esposto nella gradinata Nord lo striscione contro l’allenatore Gasperini e il presidente Preziosi.

I poliziotti hanno avviato anche accertamenti sui fumogeni esplosi all’inzio del derby con la Sampdoria. Anche allora ad agire furono persone con il volto travisato. Fra le ipotesi al vaglio quella che i capi ultrà che contestano l’allenatore del Genoa mirassero a fare sospendere l’incontro. Il lancio di fumogeni fu interrotto grazie all’intervento di altri tifosi e un’accesa discussione all’interno della gradinata Nord.

Intanto, ieri i tifosi del Genoa hanno sostenuto squadra e allenatore alla ripresa degli allenamenti e Gasperini ha ricevuto anche il sostegno del presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio, che gli ha telefonato, e del presidente dell’Assoallenatori Renzo Ulivieri.

Il mister ha reagito facendo il nome di tre persone con le quali “abbiamo dei problemi – ha detto – i tifosi del Genoa sono altri”. La tensione e la divisione tra i tifosi era salita già al derby dell’Epifania quando nella gradinata degli ultrà erano volate minacce dopo che un gruppo di persone ha fatto sospendere per alcuni minuti la gara lanciando fumogeni in campo.

Domenica, lo striscione ha fatto storcere il naso a gran parte dello stadio e ha rilanciato le discussioni nei bar, sul web e sui quotidiani. “Quelli non mi rappresentano” è il concetto più gettonato.

Preziosi ha detto che “la contestazione in sé non è un problema, se non per le volgarità delle scritte, però dietro allo striscione c’erano 4 o 5 incappucciati (alla faccia della trasparenza), vorrei tanto capire chi sono”. Il presidente ha poi elogiato “il coraggio di Gasperini” e sgomberato ogni dubbio su possibili rischi: “non ho paura – ha detto – e non credo che a Genova abbiano in testa cose violente per Gasperini”. Ma la spaccatura potrebbe avere conseguenze: “Forse quello che è successo è una strada di non ritorno – ha detto il presidente – c’é una spaccatura profonda, ognuno si prenda le proprie responsabilità”.

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