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Cinque tifosi del Livorno prosciolti per i danneggiamenti allo stadio
29 Aprile 2015 - letto 1327 volte

Erano accusati di aver devastato i bagni della curva nord, all’interno dello stadio Armando Picchi durante il match tra Livorno e Torino. Era l’11 maggio del 2008 e con quella sconfitta casalinga alla penultima giornata di campionato gli amaranto dicevano addio alla serie A.

A distanza di quasi sette anni i cinque indagati sono stati prosciolti dal giudice per l’udienza preliminare Antonio Pirato: il reato contestato in un primo momento, vale a dire la devastazione, è stato in un primo momento derubricato e riconfigurato in danneggiamenti aggravati. E successivamente, facendo i calcoli, è venuto fuori che questo nuovo reato è, ad oggi, prescritto.

Secondo la Procura che aveva chiesto per tutti e cinque il processo, gli indagati avrebbero in concorso tra loro devastato e saccheggiato i servizi sanitari dell’impianto. In particolare danneggiando il bagno lato terra dove venivano divelti tutti i water, staccato dal muro un lavabo e rotto il secondo. Inoltre avrebbero sradicato una porta e danneggiato le altre; smurato gran parte delle piastrelle che poi sarebbero state usate come corpi contundenti e lanciate durante la partita e rinvenute anche sugli spalti e sul terreno di gioco.

Gli indagati, durante tutta la fase dell’indagine, si sono sempre dichiarati innocenti sostenendo che durante l’identificazione ci fosse stato uno scambio di persone. Anche perché nonostante tutto era impossibile per chiunque negare che i danni fossero in ogni caso stati fatti.

Nello stesso capo d’imputazione che riguardava la presunta devastazione dei bagni dello stadio, è stato contestato ad un solo tifoso di non aver rispettato il provvedimento di Daspo al quale era stato sottoposto nel luglio del 2008. In pratica - secondo la Procura - il tifoso non si sarebbe presentato «in numerose circostanze» agli obblighi di firma.

I legali dell’imputato hanno contestato al giudice il fatto che il provvedimento di Daspo non era mai stato convalidato dal giudice per le indagini preliminare e per questo risultava nullo. L'ultrà è stato dunque assolto.

Il giudice dopo aver letto il dispositivo ha fissato in novanta giorni il termine per il deposito in cancelleria delle motivazioni alla sentenza di proscioglimento. Fatta la sentenza l’unica certezza a distanza di sette anni è che i danni compiuti all’interno dello stadio siano stati pagati solo dai cittadini e non dai responsabili che di fatto non risarciranno mai un euro.

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